Nelle dolci acque del suo lago si specchia la maliarda Civetta. Tra altissime quinte ricoperte di abeti e larici fanno capolino, oltre mille metri più in alto, le sfuggenti strutture della grande parete nord ovest, un colosso delle Dolomiti con i suoi sette chilometri di largezza e milleduecento metri di altezza. La cima della grande Civetta svetta a 3220 metri di altezza.

  • Lago di Alleghe:
    Una enorme frana precipita dal monte Spitz (Sasso Nero) che sovrasta la strettoia della valle prima del grande salto verso Cencenighe. E’ la fredda notte dell’ 11 gennaio 1771 e in pochi minuti l’enorme frana, della quale è ancora ben viva e visibile la cicatrice, chiude lo stretto passaggio della valle. Vi furono una cinquantina di vittime tra le casupole delle frazioni di Marin e Fusine (ora non più esistenti), ma nel giro di qualche anno la vallata venne riempita d’acqua a formare l’ameno lago e costrinse gli abitanti del fondovalle, nei borghi di Peron, Costa e Torre, a sloggiare e a riedificare il paese sull’altura sotto le pendici della Civetta. Nel maggio dello stesso anno una nuova frana precipita sulle acque del bacino che si stava riempendo e l’onda d’acqua mette in rovina la chiesa che già stava per essere sommersa dall’acqua. Alcune parti della vecchia chiesa, in stile romanico risalente al XII secolo rifatta nel XV secolo con gusto gotico, vengono ‘salvate’ e riutilizzate nella nuova chiesa eretta nel 1773 dove ora la vediamo. La nuova chiesa era impreziosita anche da suppellettili della vecchia chiesa e da preziosi doni, ricevuti in segno di solidarietà dalla Repubblica di Venezia, in gran parte perduti nel furioso incendio del 1899 che distrusse gran parte delle casupole in legno del villaggio. Gli eventi catastrofici furono motivo per numerose leggende. Una di esse narra di un pover’uomo che chiese cibo e alloggio ad alcune ricche famiglie del paese, ma venne cacciato. Solamente una povera vedova lo accolse e gli diede del cibo strappato alle bocche affamate dei figli. Il poverello, prima di coricarsi nella stalla, la ringraziò e le confidò che il silenzio della notte sarebbe stato rotto da un immane boato, ma la rassicurò dicendole che non doveva assolutamente preoccuparsi perché il Signore avrebbe vegliato su di lei e sui suoi figli. Al mattino, nel trambusto generale, la sua casa era intatta, ma del poverello non vi era più nessuna traccia e nemmeno nessun segno. Un’altra leggenda narra di danze di streghe, al comando del Gran Bracun, in festa per l’immane spettacolo al quale, forse, hanno contribuito con magie propiziatorie.
  • Giro del lago:
    Partendo dal grande parcheggio dello stadio del ghiaccio, si può compiere l’anello completo attorno al lago con una facile passeggiata adatta anche ad anziani e disabili. S’impiegherà un paio d’ore, considerando che ogni angolo si presta a riflessione ed osservazione del paesaggio e degli aspetti naturalistici che, senza tema di smentita, possiamo definire tra i più belli ed affascinanti del mondo. Consigliabile il giro in senso orario, costeggiando all’inizio la statale, sull’apposito marciapiede, e attraversando il ponte proprio sui massi di frana a Masarè per proseguire poi sulla stradina che circonda il lato ovest del lago, quindi riattraversare il torrente sul ponticello di corde sospeso ed infine ritornare in paese. Da non dimenticare un buon paio di binocoli. Itinerario molto affollato nei periodi di alta stagione turistica nei mesi estivi, ma il fascino del luogo ripaga e riempie il cuore di indimenticabili emozioni. Dalle sue rive possiamo ammirare la grande parete nord-ovest del Civetta, vero gigante delle Dolomiti. Verso sud fanno capolino le cime di Pape (Sanson), mentre verso nord svetta la perfetta piramide del Col di Lana, noto per le sanguinose vicende belliche della prima guerra mondiale.