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In data 26 giugno 2009 il «World Heritage Committee» ha inserito le Dolomiti nella lista del Patrimonio Universale dell’Umanità UNESCO, come bene naturale da salvaguardare!

Dolomiti World Heritage

Adagiate nel paesaggio silenzioso degli alti pascoli e delle abetaie, con la solennità dei frastagli che rompono il protrarsi delle grandi pareti; pallide cattedrali di roccia che si infiammano all’improvviso ai raggi di un sole in tralice: sono le Dolomiti dell’enrosadira, il regno fantastico dei cacciatori, lo straordinario arabesco dell’Alpe che cinge le terre da Trento all’Udinese in un abbraccio di bellezza davvero insolita. Patrimonio dell’Umanità?

 

Articolo di Ennio Rossignoli

Sembra un pleonasmo, perché a cos’altro potrebbero appartenere se non alla storia, alla cultura, alla vita dell’uomo? «Le montagne – scriveva oltre un secolo fa John Ruskin – sono il principio e la fine di ogni scenario naturale», e l’uomo, oltre a leggervi la sfida della conquista e a farne il teatro di memorabili imprese, le ha sempre chiamate a soggetto di simbolismi affascinanti, anzitutto come luogo di incontro del cielo e della terra, dimora degli dei e termine dell’ascesa umana verso la conoscenza, dunque con un significato trasversalmente religioso (correvano ugualmente i fantasmi del mito sacro sulla vetta dell’Olimpo dei Greci o del Sinai mosaico, sulle asprezze della Montagna Bianca dei Celti o del Potala tibetano).

Perché fin dall’antichità delle culture – si pensi solo alle pagine del Vecchio Testamento, dove il Monte Garizim è detto “ombelico della Terra”, o agli scritti sulla vita mistica di un San Giovanni della Croce – la montagna ha sempre espresso un’idea di stabilità, di immutabilità, di purezza, e insieme di centro e asse del mondo, mezzo per entrare in rapporto con la divinità, un ritorno al Principio; e questo oltre a essere frequente personaggio di letterarie e artistiche divagazioni, dalle citazioni manzoniane al celebre Duomo di Buzzati, dalla ascesa pascoliana sul monte ideale della poesia, alle rocce leonardesche del Louvre, allo Zauberberg, la montagna degli incanti dove Thomas Mann confina un’umanità febbricitante nel corpo e nell’anima.
Sono alcuni pochi momenti di una magnifica epopea che continua nei canti di un amore senza fine: popolate di sciamani, di larve guerriere immerse nella luce ambigua delle leggende, le Dolomiti non potevano dunque che esserne privilegiate protagoniste.

Patrimonio dell’Umanità? Oggi si scopre che si tratta di ben altro che di un’ovvietà, oggi che l’Unesco le ha volute includere tra i miracoli della natura che vanno protetti dalle intemperanze umane, le sole capaci di intaccarne la integrità. Su di un tale assunto generalmente condivisibile, si innestano tuttavia forti motivi di perplessità, se non di ostilità, che distinguono le valutazioni: ai timori di chi prevede l’immobilizzazione dei territori in uno stato di fatto soprattutto dannoso per i movimenti dell’economia, si oppongono le considerazioni dei fautori di un’ipotesi che, oltre al prestigio di un marchio di eccellenza, appare invece in grado di offrire significative opportunità di sviluppo turistico, sempre rigorosamente entro il circuito della valorizzazione e della tutela dell’ambiente, che di tale sviluppo sono condizione essenziale.