Pelmo un solista tra le grandi vette delle Dolomiti
Anticamente detto Sass de Pelf, per la sua forma ad anfiteatro che lo fa somigliare a un trono, quello del Pelmo è un possente massiccio roccioso isolato che si staglia imponente raggiungendo i 3168 metri nel cuore delle Dolomiti bellunesi.
Impressionante. Non esistono altre parole per meglio descrivere il Monte Pelmo. Il colosso si erge indisturbato sul territorio che lo circonda, verde e ondulato, un solista tra le grandi vette delle Dolomiti, visibile da innumerevoli punti panoramici sparsi sulle Dolomiti.
L’alta Via che unisce la Forcella Staulanza con il rifugio Venezia, 1946 metri, dalla stupenda posizione, gli passa molto vicina, e il Sentiero Fiabani che vi si collega permette di superare le pendici settentrionali del Pelmo sulla selvaggia Forcella Val d’Arcia, 2476 m: una vera e propria immersione nel mondo delle Dolomiti!
Poco distante dalla rinomata Cortina d’Ampezzo il gruppo del Pelmo è caposaldo di tre sistemi vallivi: due appartenenti al Cadore e la val del Boite. Quest’ultima comunica con la val Fiorentina attraverso il valico alpestre della forcella Forada (1977 m), che è anche il limite settentrionale del massiccio, e con la valle del Ru Torto (quindi con la val di Zoldo) tramite il passo omonimo a quota 1950.
La val Fiorentina e la val di Zoldo sono collegate dal valico automobilistico della forcella Staulanza (1766 m), che delimita il Pelmo a Ovest.
Il Pelmo costituisce la massa principale e comprende la cima più alta, le cime minori separate dalla Forca Rossa e il Pelmetto che raggiunge i 2990 metri. Le Dolomiti Zoldane si estendono poi in direzione Sud-Est a partire dal gruppo principale e comprendono il Gruppo del Bosconero fino a lambire la valle del Piave.
Da notare, infine, che il Pelmo è stata la prima vetta dolomitica ad essere scalata dall’uomo, il 19 settembre 1857, dal naturalista inglese John Ball accompagnato da una guida locale. La scelta di quella prima ascensione fu obbligata secondo Ball dal momento che per lui nella Alpi non vi era nessuna montagna paragonabile questo gigantesco e solenne monte. I due scalatori incontrarono alcune difficoltà nella loro salita, in particolare il passaggio più ardito fu il famoso “passo del gatto”, un tetto molto basso il cui superamento comporta il passaggio su un cornicione, che essi fecero carponi.
Certo riguardo la faccenda certo non mancano le discussioni e sono in molti a ritenere ad esempio che ben prima di Ball altri lo scalarono (cacciatori di camosci oltre ad un probabile altro naturalista, di conseguenza verrebbe spiegata la precisa quotatura altimetrica della vetta).