Un mondo pieno di magia vi aspetta nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, non vi è dubbio infatti che tra le principali motivazioni scientifiche della nascita del Parco stia nella grande ricchezza e rarità della flora.

Abeti, larici, camosci ed aquile reali. Quasi l’intera area delle Dolomiti Bellunesi è circondata da fitti boschi di coniferi e boschi misti ed è quindi un perfetto rifugio per tutti gli animali tuttavia, a godere di maggiore e meritata fama sono state le innumerevoli varietà di fiori che adornano queste splendide montagne.

Visitate sin dall’antichità da eminenti botanici, a testimonio della specificità e importanza rivestita dalla flora bellunese il famoso Codex bellunensis, una raccolta di dipinti di erbe, con relativa farmacologia, redatta nel 1400 da un monaco nel monastero di Vedana a cui spetta, tra l’altro, la priorità dell’iconografia botanica della Carlina acaulis e della stella alpina.

Illustrazione Stella AlpinaCodex bellunensis
Il Codex bellunensis è un prestigioso erbario figurato del 1400, conservato presso la British Library di Londra. L’opera è un trattato di botanica farmaceutica, che illustra oltre 200 piante raccolte sulle montagne che oggi costituiscono il Parco Nazionale, con precise note sulle località di raccolta, sulle proprietà terapeutiche e sulle modalità di utilizzo a scopi medici. Una prima “flora” del bellunese che contiene, tra le numerose “perle”, il primo disegno conosciuto della stella alpina, oltre che la prima rappresentazione assoluta di molte altre specie della flora alpina ed italiana.Il Parco, grazie anche ad un contributo del Ministero dell’Ambiente e ad un accordo con la British Library proprietario del manoscritto, ha realizzato la riproduzione anastatica del codice ed un volume di commentario, che analizza il codice dal punto di vista storico, artistico, botanico e farmaceutico.La maggiore novità dell’opera, rispetto al tempo in cui vide la luce, è costituita dal fatto che le piante sono state rappresentate dal vivo: le tavole pittoriche che accompagnano la descrizione manoscritta, sono frutto dell’attenta osservazione in situ e della precisa riproduzione di ben 226 piante, da parte di un illustratore attento (probabilmente non un pittore professionista), di cui purtroppo non è stato tramandato il nome. Un notevole passo avanti rispetto allo schematismo ed alla rappresentazione di stampo medievale dei miniatori, impegnati a dare fresca parvenza naturalistica ad immagini frutto più della memoria che dell’osservazione della realtà.Nel quadro della ricerca di obiettività scientifica voluta dall’aristotelismo tipico della scuola padovana tra fine Trecento e la prima metà del Quattrocento, l’erbario rappresenta quindi un esempio di innovazione nel campo dell’illustrazione botanica, orientata a quel realismo che è all’ origine dell’immagine scientifica moderna.

(Fonte principale: Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi)

La flora vascolare (piante con fiori ed altre, come le felci, dotate di radici, fusto e foglie) ha una consistenza di circa 1.400 entità (1/4 della flora dell’intero territorio nazionale) e tra queste non sono poche quelle che meritano di essere ricordate perché endemiche, rare, o di elevato valore fitogeografico.
La parte più meridionale è la più ricca in quanto meno devastata dalle glaciazioni e sono quindi potute sopravvivere specie antiche.
Molto numerose sono le presenze localizzate di specie rare o che qui si trovano al confine del proprio areale.
Oltre al contingente alpino propriamente detto (e in particolare di quello orientale), boreale ed eurasiatico – temperato, ben rappresentate sono le specie a gravitazione orientale (illiriche, pontiche, sud-est europee) e quelle delle montagne circummediterranee (mediterrraneo-montane).

A questo indirizzo puoi sfogliare il Codex Bellunensis online!