Montagne nate in fondo al mare
Le Dolomiti sono sostanzialmente costituite da sedimenti, depositi calcarei del mare preistorico di Tetide, che vennero alla luce solo con l’innalzamento del rilievo alpino e formarono delle montagne in seguito all’urto lentissimo tra la zolla continentale africana ed Europea.
Lo scenario dolomitico è il risultato della particolare storia geologica di questa regione montuosa, un connubio inscindibile, un singolare, splendido fenomeno della natura, nelle Dolomiti si trovano infatti l’un l’altra associate due tipi di rocce, quella dolomitica e quella vulcanica, che normalmente non lo sono perché derivano da processi e da ambienti totalmente differenti. Dal momento che la roccia dolomitica è molto più resistente agli agenti atmosferici (sole, pioggia, gelo, ruscellamento delle acque) rispetto alle rocce vulcaniche, le quali si alterano e infrolliscono facilmente, risulta che i torreggianti picchi dolomitici si trovano vicino o emergono dalle verdi valli e dai dolci pendii, dove invece stanno le scure rocce di origine vulcanica.
Dunque, da quello che un tempo era un mare caldo e tropicale, colmo di vita e solcato da calde correnti marine, si sono formate le montagne che conosciamo noi oggi. Piccoli organismi, i coralli, hanno potuto vivere e moltiplicarsi nel coso del tempo in quello che fu un golfo chiamato Tetide, costituendo delle enormi colonie. Col susseguirsi di eruzioni vulcaniche e dei vari cataclismi che si sono alternati nel tempo, questi organismi si sono accumulati per uno spessore stimato in oltre duemila metri sopra una più arcaica piattaforma di roccia. Nel corso di molti milioni di anni questo strato di roccia si è più volte rimodellato emergendo e sprofondando nel mare, celando varie tracce di questi eventi sotto forma di fossili o, come nel caso del Pelmo, sotto forma di tracce ben visibili degli antichi abitanti di queste zone, i dinosauri.
Una tarda scoperta
Dal punto di vista della storia dell’alpinismo le Dolomiti sono state scoperte assai tardi. Il Monte Bianco, il tetto delle Alpi, era già stato conquistato (1786), quando venivano battezzate le montagne tra l’Isarco e il Piave e, ironia del destino, prendevano il nome da un nobile latifondista francese con l’hobby della geologia Déodat Gratet de Dolomieu, (1750 – 1801), a partire dal quale generazioni di geologi hanno contribuito a far luce sull’evoluzione geologica delle Dolomiti, e ci sono tutt’ora cose interessanti da scoprire.
Le Dolomiti divennero note ad un pubblico più vasto solo grazie ai resoconti di viaggio illustrati dei due inglesi Churchill e Gilbert e non a caso la prima grande vetta dolomitica fu conquistata proprio da un britanno. John ball, nientedimeno che il presidente dell’Alpine Club che, il 19 settembre del 1857, raggiunse la vetta del Monte Pelmo. Il grande pioniere delle Dolomiti fu tuttavia un viennese, Paul Grohmann, che negli anni Sessanta del XIX secolo riuscì a conquistare per la prima volta numerose cime nelle Dolomiti.
I fiori che adornano le Dolomiti
La presenza di terreni acidi e basici adiacenti è la causa principale della sorprendente varietà di fiori. Sono numerosi i botanici che già a partire dal Settecento hanno documentato l’influsso esercitato sul mondo vegetale dai calcari da un lato e dall’acido silicico dall’altro. Si deve dunque grossomodo fare una distinzione tra una flora calcarea e una silicea. Alcuni esempi: il Rododendro ferrugineo (Rhododendrum ferrugineum) su roccia primitiva (porfido quarzifero) e il rododendro irsuto (Rhododendrum irsutum) su roccia calcarea e dolomitica.
Oltre alla vegetazione comune caratteristica delle Dolomiti, ci sono i cosiddetti endemismi, fiori rari che compaiono solo in determinate zone circoscritte come. Vere e proprie perle della flora dolomitica come:
- Campanula del Moretti (Campanula morettina) simbolo del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
- Primula a foglie intere (Primula tyrolensis)
- Coclearia Alpina (Rhyzobotria alpina)
- Semprevivo delle Dolomiti (Sempervivum dolomiticum)
- Raponzolo da roccia (Phyteuma comosum)
Tra le vere e proprie rarità della flora dolomitica vi sono, infine, i rappresentanti della cosiddetta vegetazione residuale: fiori e piante che sono sopravvissuti all’era glaciale perché insediati su gruppi montuosi alti e sgombri dai ghiacci, di cui la Stella Alpina è certamente l’esempio più illustre.